Ville venete

Verso la metà del ‘500 molte famiglie veneziane investirono le ricchezze accumulate nei commerci con l’Oriente nella realizzazione di imprese agricole da amministrare direttamente.

La villa veneta è una tipologia abitativa e produttiva originale.
Essa recepiva alcuni caratteri morfologici e strutturali di derivazione romana imperiale che Palladio aveva potuto conoscere sui testi antichi e nei diversi viaggi a Roma in compagnia del suo pigmalione, l’umanista Gian Giorgio Trissino. Se la villa quindi, assumeva forme di tempio classico, non dobbiamo tuttavia dimenticare che nell’età dell’umanesimo il tempio non aveva tanto un significato religioso, quanto piuttosto la funzione di marcare una differenza culturale: i segni della classicità riassumevano un intero sistema di valori antropologici, etici ed estetici, basati sul sapere ereditato dai greci e dai romani e riscoperti dagli umanisti.

Oggi capita spesso di incontrare qua e là ville dall’inconfondibile impronta. La più nota tra queste è Villa Barbaro, progettata ed edificata da Palladio nel 1560 a Maser nel trevigiano per i fratelli Marcantonio e Daniele Barbaro, rappresentanti del ricco e colto mondo umanistico veneziano dell’epoca. Famosa universalmente per le meravigliose decorazioni a fresco eseguite da Paolo Veronese, annovera nel Giardino Segreto diverse sculture di Alessandro Vittoria.
A Fanzolo di Vedelago, troviamo un altro gioiello, Villa Emo, circondata da un grande parco e decorata interamente dagli affreschi di Giovan Battista Zelotti.

Molto interessanti sono anche: Villa Corner a Piombino Dese, realizzata con doppia facciata e pronao a due ordini, fatto assai poco frequente tra le ville palladiane per Alvise Corner; Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo (Vicenza), caratterizzata dal portico a bugnato rustico che richiama quello di Palazzo Tè a Mantova; Villa Badoer a Fratta Polesine che, con i suoi due portici ad ala curva sui lati, produce un notevole effetto scenografico.

Celeberrima per le sue particolarità è senza dubbio la Villa Almerico Capra detta la Rotonda, opera della piena maturità di Palladio. La sua peculiarità più evidente è nella pianta, simmetrica su due assi ortogonali, come nella croce greca.
La villa presenta quattro facciate uguali, ognuna con un pronao esastilo in stile ionico. All’interno, una sala centrale a pianta circolare coperta da una cupola raccorda le quattro ali dell’edificio.

Tutte le ville palladiane furono realizzate nel terzo quarto del cinquecento.
La “villeggiatura”, cioè il soggiorno in villa, che tendeva di norma a concentrarsi in coincidenza con i due principali periodi di raccolto dell’annata agricola: la mietitura e la vendemmia, iniziò ad assumere nel Settecento un carattere mondano e di distinzione sociale per la ricca borghesia veneziana, fregiatasi, nel frattempo, anche di titoli nobiliari.

Molte di queste ville, com’è ancor oggi visibile, richiamano caratteri tipologici e decorativi delle architetture veneziane, dotandosi delle strutture necessarie alla produzione agricola (stabbi, barchesse, colombare, ecc.) La facciata principale guardava sempre verso il canale, dove transitava il traffico commerciale e da diporto. Sul canale passava anche effettuando un vero e proprio servizio di collegamento quotidiano tra Venezia e Padova, il Burchiello, un grosso battello ben attrezzato e dotato di ogni comfort, trainato sulle alzaie da cavalli o buoi. La prima villa che si incontra, imboccando il canale della Laguna, è un ulteriore capolavoro di Palladio: Villa Foscari, detta La Malcontenta.

Superata la Malcontenta, lungo la riviera del Brenta si snoda una meravigliosa fila di ville, una più affascinante dell’altra, che sembra non finire mai. Nella località di Mira, troviamo la splendida Villa Sceriman Widmann Rezzonico Foscari, realizzata nel ‘700 dal Tirali ed oggi proprietà della Provincia di Venezia.

Risalendo la corrente, sempre a Mira, troviamo sulla destra la cinquecentesca Villa Alessandri, impreziosita da una bella foresteria barocca.
Molto più a monte, nelle vicinanze di Strà, incontriamo sulla riva sinistra la tardo barocca Villa Lazara Pisani che presenta un singolare sviluppo orizzontale.

La Riviera del Brenta culmina a Strà, con la favolosa Villa Pisani, ma più che una villa è una vera e propria reggia.
Costruita nella prima metà del ‘700 dalla famiglia del Doge Alvise Pisani, tradisce finalità principalmente di rappresentanza.

Come una grande reggia, l’impianto consta di 35 sale, tutte decorate di stucchi ed affreschi dei più importanti artisti del tempo. Sul soffitto del Salone da Ballo, che ha sede nel corpo centrale della villa, possiamo ammirare il grande affresco con la Gloria della Famiglia Pisani, ultima opera dipinta da Giovan Battista Tiepolo prima di partire per Madrid. Pochi decenni dopo il completamento della costruzione, la Serenissima crollò di fronte all’avanzare delle truppe di Napoleone; quest’ultimo pensò, qualche anno dopo, di acquistare la villa per farne dono al cognato Eugenio Beauharnais, allora vicerè d’Italia. Con il Congresso di Vienna, però, la proprietà passò all’Imperatore d’Austria ed infine, nel 1866, al Re d’Italia. I Savoia, vent’anni dopo, la cedettero allo Stato Italiano che, dopo alterne vicende, la dichiarò Monumento Nazionale.